L’intonazione nella pronuncia di una frase è un elemento essenziale della comunicazione, tanto quanto il significato. In italiano, ad esempio, e per la maggior parte delle lingue parlate in Europa e nelle Americhe, lo stesso enunciato può avere natura di domanda o affermazione solo cambiando l’intonazione stessa.
Per alcuni idiomi, il tono agisce con maggiore forza: il significato di una parola può cambiare completamente solo per come la si pronuncia. In questi casi, abbiamo a che fare con una lingua tonale.
In cinese mandarino (la lingua più parlata al mondo con i suoi 865 milioni, contro i 334 dell’inglese), ad esempio, a sillabe uguali ma con intonazioni differenti corrispondono diversi significati. Ad esempio la parola “ma”, pronunciata con il primo tono (mā) significa “mamma”, con il secondo tono (má) significa “canapa”, con il terzo tono (mǎ) significa “cavallo” e con il quarto tono (mà) vuol dire “insultare”.
Immaginate di pronunciare quattro tonalità: il primo tono corrisponde alla tonalità più alta, mentre il quarto tono parte dalla tonalità più alta per scendere alla più bassa.
Azzeccare la giusta tonalità, in questi paesi, è quindi essenziale per farsi capire e, in questo, il clima pare influire.
A dimostrazione di questa ipotesi, i ricercatori del Max Planck Institute for Psycholinguistics, Evolutionary Anthropology and Mathematics di Lipsia (Germania) hanno analizzato 3.750 lingue di vari ceppi linguistici e constatato come le lingue tonali si concentrino prevalentemente negli ambienti umidi, come i Tropici dell’Asia subtropicale e dell’Africa centrale.
La spiegazione è fisiologica: la maggiore umidità lubrifica le membrane mucose che ricoprono le corde vocali e ne modifica l’equilibrio, rendendole più elastiche e funzionali, più libere di oscillare e capaci di produrre una gamma più ampia di tonalità.
Un consiglio per chi si trovasse a visitare questi paesi: attenzione a non improvvisare la pronuncia in lingua locale, si rischia di prendere “mamme” per “cavalli”.