Chi ci segue, ricorderà certamente che abbiamo già affrontato il tema della nascita delle lingue parlando del mito biblico di Babele, un argomento indubbiamente molto affascinante. Questa volta, però, torniamo a parlarne da un punto di vista un po’ diverso, con un approccio che potremo definire più scientifico.
Secondo uno studio condotto dal Professor Quentin Atkinson, docente di psicologia evolutiva presso l’Università di Auckland (NZ), l’origine del linguaggio umano va attribuito alla nascita di una “protolingua” parlata in Africa oltre 50.000 anni fa. Già Charles Darwin, nel 1871, ipotizzò che tutte le lingue avrebbero avuto origine in un unico luogo per poi subire modificazioni fino ad arrivare alle forme attuali, proprio come nell’evoluzione delle specie biologiche. Ed è proprio da questa intuizione che nasce lo studio di Atkinson: insieme al suo gruppo di lavoro, ha scoperto che gli antichi progenitori africani, circa 50.000 anni or sono, ebbero un improvviso sviluppo culturale e comportamentale che diede vita alle prime forme di espressione artistica e alla produzione di utensili per la caccia. E fu proprio questo incremento della creatività che determinò la nascita di un linguaggio complesso, necessario per esprimere concetti e pensieri astratti.
Per formulare la sua tesi Atkinson mutua un concetto chiave della genetica: l’ “effetto del fondatore”, secondo il quale un piccolo gruppo di individui che si stacca da una compagine più numerosa dà vita a una nuova popolazione dalla minore complessità genetica. Secondo lo studioso il medesimo meccanismo può riguardare anche la linguistica. Attraverso l’analisi comparativa del numero di fonemi – unità di suono basilari – di 504 lingue parlate oggi, è emerso che le più “ricche” si trovano in Africa sud-occidentale, mentre man mano che ci si allontana da questa zona la lista dei fonemi si riduce notevolmente. Le lingue, dunque, avrebbero conosciuto un’evoluzione parallela al processo di colonizzazione del nostro pianeta.
Nonostante i risultati ottenuti si pongano in linea con gli studi genetici sull’evoluzione della specie umana, gran parte dei linguisti rimangono molto scettici soprattutto per la presunta “scarsità dei dati utilizzati”. Restiamo dunque in attesa di ulteriori studi per capire come si evolverà l’interpretazione scientifica della nascita delle lingue.
Dunque, almeno per ora, “accontentiamoci” del mito di Babele.